Lorella Cuccarini e Vittoria Belvedere sono due personaggi famosi che hanno dichiarato di aver asportato la tiroide. Come vivono ora e qual è stato il motivo scatenante che le ha portate ad asportare la tiroide?
«Dimagrivo ogni giorno di più», racconta Lorella Cuccarini. «Ero nervosa e inquieta… Poi lo specialista endocrinologo e la sua sentenza: “Neoplasia”. Tumore. Tre sillabe, una visione della vita che va in frantumi… Da allora vivo senza tiroide».

«Sono dall’endocrinologo. Per scrupolo. Una visita come le altre, giusto per fare dei controlli generici di routine. Fino a questo momento ero stata una persona fortunata, abituata a considerare la buona salute quasi scontata. La malattia più grave? Per me era stata una banale appendicite. Ma ora l’endocrinologo corruccia la fronte, mi guarda come se volesse farmi coraggio. La sua sentenza: “Signora Cuccarini, ha un nodulo alla tiroide. Lo spessore è già di alcuni centimetri: deve sottoporsi ad altri accertamenti. Con urgenza”.
Il corpo mi mandava segnali preoccupanti
Mentre lo ascolto, interpreto i segnali preoccupanti che il mio corpo mi dava già da tanto tempo. Sempre più magra, ogni giorno di più, strane tachicardie, occhiaie, un nervosismo perenne e fuori luogo.
Io sono una donna calma, ma da un po’ tutto mi agita, anche questa visita. E ho perso la solita voglia di fare, di essere sempre in movimento. Mi dicevo, fino a quella visita: “Lorella, non ti preoccupare, questo è un periodo di lavoro intenso, sei sotto pressione e lo stress non perdona”. Mi ripetevo: “È tutta colpa della fatica”.
Per questo non avevo dato troppo peso al leggero rigonfiamento sulla gola, a cui ora il dottore dà un nome che non avevo mai creduto di dover sentire, riferito a me: tumore. Tre sillabe, una visione della vita che va in frantumi.
Ho avuto familiari e amici colpiti dal cancro. Alcuni ce l’hanno fatta, altri no. Ora, mentre il medico pronuncia quella parola, mi rendo conto che tutto è cambiato improvvisamente. L’ansia mi sale alla gola. E mi sento in colpa, penso di aver sottovalutato la magrezza, innaturale anche per una donna come me, che certo grassa non è.
Non so ancora con esattezza a cosa sto andando incontro, ma qui, nello studio del medico, ho già imparato un primo, fondamentale insegnamento: bisogna comprendere il linguaggio del corpo, bisogna prestare attenzione a quello che accade dentro di noi. Parole banali? Possono salvarti la vita.
Il medico mi fissa subito un secondo appuntamento, per l’agoaspirato. Mi preleveranno dalla tiroide alcune cellule, di cui va verificata la natura con un esame istologico. Solo così capiremo se si tratta di un tumore maligno.
I giorni che precedono l’esito dell’esame sono terribili. Mio marito e i miei quattro figli sono angosciati, anche se io cerco di non drammatizzare. Il medico mi ha spiegato che, nel caso di un carcinoma alla tiroide, la prognosi è di solito molto buona.
Voglio avere fiducia nelle possibilità di cura. Voglio sperare di avere un futuro. Quando scopro che il nodulo è benigno, mi sento ovviamente molto sollevata, come rinata.
A questo punto comincia però una nuova fase: accettare la malattia, combatterla e guarire. Proviamo a intervenire con i farmaci, senza successo.
Il nodulo, anziché rimpicciolirsi, aumenta di volume. Ormai è ben visibile. Lo sento quando mi tocco la gola e comincio anche ad avere fastidio alle corde vocali. La neoformazione è tanto grossa da comprimerle. Faccio fatica a cantare e sono spesso stanca.
Prendo ogni giorno un farmaco
È un momento difficile. Ma sono una persona forte, che non mette la testa sotto la sabbia e chiama le cose con il loro nome. So quello che ho e i rischi che corro. Il nodulo, con il tempo, può evolversi in una neoplasia maligna.
Il medico mi parla di un intervento chirurgico, una tiroidectomia, cioè l’asportazione di tutta la tiroide. È la cura più drastica, ma anche quella con le migliori probabilità di successo. Scelgo senza indugio di farmi operare. È un periodo in cui ho pochi impegni professionali e la voglia di guarire è tanta. So che posso farcela.
Dopo l’operazione, vivo una seconda attesa, analoga a quella dell’agoaspirato: devono eseguire un esame istologico del nodulo. Di nuovo mi sento sospesa tra la speranza e quella terribile parola, carcinoma. Per fortuna, l’esame risulta ancora una volta negativo. Il recupero è lento.
Comincio a ingrassare, perché non ho più la tiroide, che regola il metabolismo basale, e il battito cardiaco è più basso del normale. Devo sottopormi a una dieta rigida per recuperare il peso di una volta. Era il 2002 e oggi sto benissimo.
Prendo ogni giorno un farmaco, la L-tiroxina sodica, e non ho più nessuno dei disturbi che mi avevano colpito all’inizio della malattia. Ogni tanto sento ancora crescere dentro di me la preoccupazione che il nodulo abbia lasciato qualcosa nel mio corpo. Per questo mi sottopongo ai controlli ogni due o tre mesi. So che la malattia non è ereditaria, quindi sono tranquilla per i miei figli. La storia della mia tiroide perduta la racconto con il sorriso sulle labbra».
Elena Santarelli: “Mio figlio ha un tumore ma è più forte di me e mio marito”
Senza categoria
26 marzo 2018
26 marzo 2018
“Mio figlio Giacomo non ha la leucemia, ha un altro tipo di tumore”: Elena Santarelli ha svelato la natura del male del figlio, nato dall’amore con l’ex calciatore Bernardo Corradi. “La nostra battaglia continua e procede con la massima positività, Giacomo è forte e solare come sempre, più forte di me e mio marito, la sua forza è la nostra forza!” ha scritto su Instagram, rispondendo poi ai molti commenti dei fan.
“Lui non si lamenta mai, e se qualche volta l’ha fatto ne aveva tutte le ragioni, io avrei fatto di peggio, affrontare le cure, i tubicini, le limitazioni nella vita quotidiana, a volte i valori bassi, la perdita dei capelli … Insomma, cose che sarebbero pesanti per noi e invece questi piccolini entrano ed escono dall’ospedale come se nulla fosse” ha poi continuato la Santarelli nei commenti del post.
Poi, sempre rispondendo a chi le ha lasciato messaggi di vicinanza, ha voluto sottolineare la sua forza di mamma, ma come tutte quelle colpite da una simile situazione. “Se ti fai un giro in oncologia o in altri reparti pesanti degli ospedali ti accorgi che le mamme sono tutte come me ,forti e positive… la forza poi ti esce fuori… per fortuna se non ci passi non puoi capire e quindi non lo auguro a nessuno. Quello che voglio dire è che io non sono una mamma speciale rispetto alle altre mamme o papà che combattono con i figli, siamo tutte uguali, tutte forti, solo che io lavoro in tv e le altre no ma credimi che ce ne sono altre con problemi più seri del mio che meriterebbero l’Oscar…”.
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